Storia
Toponomastica
Salt: friul. Sât.
Derivazione dal vocabolo latino Saltus nel significato originario di “bosco” e indicante le caratteristiche del fondo: Saltus, terreno assegnato a zona boscosa.
Rinvenimenti Preistorici
Il Gruppo di Ricerche Preistoriche della Società Filologica Friulana, nell’ambito delle prospezioni sul terreno posto sulla riva sinistra del Torre, rinvenne, nei pressi dell’abitato di Salt, alcuni manufatti in selce. Con l’estendersi delle ricerche, si giunse ad individuare con esattezza l’esistenza di ben tre zone che rappresentavano l’area dell’antico villaggio preistorico. Probabilmente non sapremo mai con esattezza quando comparve per la prima volta l’uomo sulle nostre terre, a quale razza appartenesse, né quali eventi lo portarono qui; tuttavia, analizzando attentamente le molteplici fonti paleontologiche attualmente disponibili, possiamo supporre che questo evento sia accaduto verso la fine del paleolitico medio o nel superiore, vale a dire in una età posta tra i 40.000 e i 10.000 anni avanti Cristo.
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Insediamento Celtico e Romanizzazione
La penetrazione celtica del V e IV secolo a.C. nel territorio avvenne a più riprese, gradatamente; prima fu occupata la zona montagnosa, poi quella collinare, infine la pianure. I Celti, o loro dirette stirpi etniche più animose ed evolute, furono quindi i primi abitatori stabili della nostra terra. Tracce della presenza celtica nel comune di Povoletto appaiono nei toponimi formati da un patronimico latino e dal suffisso aggettivale di proprietà celtico.
In età romana, verso il 52 a.C, per ragioni strategiche e anche per frenare l’incursione di alcune tribù bellicose, si provvide ala costruzione di due Municipia fortificati nella pianura friulana; uno di questi fu Forum Julii (Cividale). Il territorio assegnato a Forum Julii all’epoca della sua fondazione comprendeva, a ovest, tutta l’area sulla sinistra del corso del torrente Torre, inclusa quella parte oggi sotto l’amministrazione comunale di Povoletto. Segni della colonizzazione romana appaiono anche nei terreni di Salt.
Le invasioni barbariche e i Longobardi
Nei primi secoli dopo Cristo, le orde barbariche, non più frenate energicamente dalle centurie romane ai confini settentrionali e orientali della penisola, allettate e stimolate dalle brame di conquista si riversarono rovinosamente in Friuli. Incursioni feroci e improvvise di Visigoti e Ostrogoti, portarono stragi e desolazione negli spauriti villaggi nostrani che vennero depredati e distrutti. Varie tracce dell’influsso di questa presenza gota e dell’avvenuta fusione con gli indigeni formati da diversi gruppi etnici, ci rimangono in molte espressioni letterali, per citare qualcuna più nota: glove (da globa), rocje (da rukka), sbrego (da brikan), grampe (da grampa), ecc.
Nel 568, gli Uomini dalla Lungabarba, guidati dal re Alboino, seguiti da una grande moltitudine di popolo con le masserizie, puntarono verso l’Italia e invasero la pianura friulana. Nei due secoli di governo longobardo sappiamo la zona di Povoletto fiorente d’attività soprattutto nel campo della tessitura, allevamento e agricoltura. Interessante rilevare l’influenza longobarda anche nei toponimi, oggi pure assai ricorrenti nella lingua friulana, ad esempio cort (da curtis), curtil; braide (da breit), con infiniti derivati: braidate, braiduzze, ecc.
Il monastero longobardo di Salt
L’ideale religioso ed il fervore monacale suscitato nel Regno degli ultimi re longobardi influì anche in Friuli che, sotto questa spinta interiore, partecipò alla fondazione di alcune abbazie e monasteri benedettini.
Tre ricchi fratelli longobardi (ma nati in Friuli), Erfo, Anto e Marco fondarono nell’VIII secolo il monastero femminile di Salt, dove si ritirò la loro madre Piltrude (dal Codice Diplomatico Longobardo del 762, in Ripa que vocatur Salto, ubi Monasterium a nobis fondatum est).
Per cause a noi ignote, o comunque non ancora accertate, tra l’875 e l’888 circa, le monache benedettine di Salt abbandonarono il convento ritirandosi con pochi averi e le preziose reliquie dei Santi Agape, Anastasia, Cionia, Grisogono, Irene e Zoilo, nonché il corpo di Piltrude, nel Monastero di S.Maria in Valle a Cividale del Friuli. Un documento berengariano dell’888 attesta che dei beni del monastero di Salt passarono all’abbazia di Sesto al Reghena.
Dai documenti scritti si apprende inoltre che questo monastero godette i favori e le attenzioni non solo degli ultimi re longobardi ma anche da parte di Carlo Magno e Ludovico il Pio e questo ci farebbe pensare che il cenobio di Salt non dovette subire riduzioni di sorta almeno fino all’830.
Il Castelletto sul Torre
Non esistono documentazioni archeologiche né scritte che attestino l’esatta ubicazione del castelletto, sede del monastero di Piltrude cum aggregati feminis, citato nel diploma di Berengario dell’888 curtis de Salto cum cella. Le indicazioni, tramandate oralmente per generazioni, indicano un sito verso nord, tra le prime case del paese, poco discosto l’antico guado sul Torre. In questo luogo infatti nel 1957, durante alcune fasi di scavo vennero alla luce alcune fondazioni di ambienti insieme a un gran numero di frammenti di embrici, di mattoni e tegole romani ed alto medievali.
La Vastata Hungarorum
Le incursioni ungare, attuate sul suolo friulano fra l’898 ed il 952 si dimostrarono tra le invasioni più disastrose, selvagge e devastatrici di tutte quelle precedenti insieme. Durante queste improvvise e rapide incursioni, vennero seminati morte, desolazione e terrore, che spopolarono i villaggi e le campagne. Tale fu allora il vuoto, ed il decadimento provocato, che dovranno passare poi alcuni secoli prima che le nostre borgate riprendano vita.
La vecchia Chiesa di Salt
Un documento ci attesta l’esistenza di una chiesa a Salt alla fine del XIII. L’edificio subì danni rilevanti in due occasioni: nel 1507, a causa dell’arrivo di truppe tedesche del Sacro Impero Romano Germanico; nel 1511, per un catastrofico terremoto. La Chiesa venne ristrutturata e riconsacrata nel 1547.
Il 30 novembre 1636, la vecchia chiesa di Salt viene atterrata e inghiottita dalle acque del torrente Torre. Venne costruito un nuovo luogo di culto (dedicato a San Martino) il cui aspetto si conserverà sino al 1961, anno della sua demolizione.
L’armata d’Italia di Napoleone
Sotto il dominio napoleonico venne abolito ogni privilegio nobiliare con tutti i suoi titoli e le sue prerogative; applicato il codice civile e criminale, vietata la sepol
tura dentro i centri abitati, fatte strade e combattuto il dilagante brigantaggio nato dalle brame feudali. Numerosi ordini religiosi vennero soppressi ed i loro beni incamerati dallo stato, come pure confiscate furono diverse biblioteche e archivi ecclesiastici.
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Cognonomastica e onomastica (‘700-‘800)
L’origine dei nomi e cognomi che contraddistinguono famiglie e singoli possiede una genesi interessante e degna di particolari attenzioni. Dai più recenti studi si nota come sia nostra attitudine dialettale e linguistica trarre da un solo nome una infinità di derivati con diminutivi, accrescitivi, troncamenti ecc. Un esempio è quello dei Cecutti a Salt; derivati da Francesco, in friulano Francescje da cui Cescje e in diminutivo Cescjìut e quindi Cecùt, trasformato in italiano Cecutti.
Di seguito elenchiamo i cognomi locali di Salt del ‘700-‘800, con eventuali soprannomi fra parentesi:
Bacchetti, Bascarutto (Pitul), Basso (Bondin), Battistone, Bazzaro (Cafau, Cason, Cudin, Cudiz), Bergagna, Cattarossi (Cogoi), Cecutti (Bernardìn, Branc, Jeronis, Nonis, Padis, Siôr), Chialina, Chiandetti, Colombaro, Cojutti (Sinich), Cudizzo (Culau), Del Bianco (Nardìn), De Petri (Patùs), De Simonis (Culau), Di Gregorio, Elero, Flebus, Foschiano, Lirutti, Missio, Pascolino, Piani, Pitulo, Rossi (Scalo) , Rosso (Chiapin) , Schiffo (Nardon), Stefanutti (Bearzut), Todone, Vicario (Drusian), Viezzi.
Il Regno Lombardo Veneto e l’annessione all’Italia
Con l’emanazione del proclama del 4 aprile 1815 prende l’avvio l’atto di costituzione del Regno Lombardo Veneto che destina all’Austria il Friuli, già dominato da Venezia. Sopiti i primi entusiasmi popolari portati dalla rivoluzione francese, venne subito abolito il precedente Codice Napoleonico, per sostituirlo con quello Civile austriaco.
Circa 50 anni dopo si registra una delle vicende più notevoli e significative della nostra storia locale: nel 1866 il Friuli viene annesso all’Italia. Presto i capifamiglia attivi e maggiorenni, maschi abili, del Comune di Povoletto, si presentarono alle urne per la scelta degli ufficiali, sott’ufficiali e graduati della propria Guardia Nazionale Unica. Ma lo scontento della popolazione fu grande per le tasse che aggravarono il malessere della gente dei campi e per le ‘novità’ introdotte dallo Stato Italiano nel tradizionale mondo rurale e contadino.
Il transito sul Torre
Il Torre, nelle stagioni piovose, o durante temporali improvvisi, s’ingrossava fino a rompere gli argini e straripare nella campagna circostante, allagando e travolgendo ogni cosa. Lungo tutto il territorio comunale non esistevano ponti per passare oltre il torrente, ma solo guadi provvisori e pericolosi.
Il 27 aprile 1913 il Consiglio Comunale di Povoletto, in seduta pubblica, deliberò l’approvazione di un progetto redatto dall’ingegner Enrico Codugnello di Udine, relativo alla costruzione di un ponte in cemento armato sul Torre fra Salt e Godia.
La questione le ponte venne ripresa più volte, riesaminando il progetto e discutendo su come procurare il denaro occorrente per la realizzazione dell’opera.
Dopo ben due anni di vivaci dispute in Consiglio Comunale, finalmente nella primavera del 1915 vennero iniziati i lavori del ponte sul Torre tra Salt e Godia.
Un nuovo ponte sul Torre verrà inaugurato molto più tardi, il 30 maggio 1981.
Gli anni della Guerra
Nella primavera del 1915 ebbe iniziò anche per il Comune di Povoletto il calvario di due lunghe e dolorose guerre. Appena scoppiarono a giugno le prime ostilità sul fronte orientale, con i primi Caduti nell’alta valle dell’Isonzo, la sponda del Torre diventò una vera e propria retrovia di guerra per il continuo ammassamento di truppe e di merci. Subito affiorarono in ognuno le cicatrici di profonde ferite, i dolori incolmabili per la perdita di un familiare.
Uno dei primi desideri manifestati dalla popolazione dei paesi subito dopo la fine della guerra fu quello di riavere al più presto le campane che erano state requisite dagli austriaci durante la loro invasione del 1917. Anche a Salt, il 5 maggio 1922, si organizzarono festeggiamenti per l’inaugurazione delle campane. Alla messa solenne officia il cappuccino Padre Mariano di Godia; alla sera grande spettacolo pirotecnico.
Il questionario pastorale di Salt
(Prospetto religioso compilato in occasione della visita pastorale per l’anno 1935)
[…] I costumi del popolo sono buoni; diffusa vi è la bestemmia. Vi è qualche caso di donne giovani con moda procace ma vengono allontanate dalla Chiesa. Per fermare tali disordini morali si è predicato , istruito e ammonito ripetutamente, in pubblico ed in privato.
A Salt vi è uno scandalo provato dove si è rifiutata la benedizione della casa; in paese si danno balli pubblici e privati, specialmente durante gli ultimi giorni di carnevale. Negli uomini vi è qualche incidente d’indifferenza verso la religione.
Salvo tre o quattro casi, i genitori hanno molta cura nell’istruire i loro figli e nelle famiglie vige ancora la pratica di recitazione, la sera, del santo Rosario, specialmente nella stagione invernale. […]
La nuova Chiesa di Salt
Diverse furono le cause che portarono alla difficile e sofferta decisione di abbattere la vecchia Chiesa per erigerne una nuova.
In una relazione riguardante la nuova Chiesa di Salt, Don Campana faceva notare la precaria stabilità del vecchio edificio nonchè la mancanza di spazio all’interno dello stesso. Spesso infatti molti fedeli erano obbligati ad assistere alle funzioni dall’esterno. Tutto questo recava gravi difficoltà sia al parroco che ai fedeli. Infine, la constatazione dell’impossibilità di operare un semplice ampliamento della vecchia Chiesa portò alla demolizione di questa nel dicembre del 1961.
Il progetto della nuova Chiesa di Salt venne elaborato dall’architetto Luciano Ria. I lavori di costruzione iniziarono nel 1962 per finire un anno dopo. La nuova Chiesa venne inaugurata e consacrata il 23 maggio 1963 con una solenne celebrazione presieduta da S.E. Mons. Giuseppe Zaffonato.
Bibliografia
W.Ceschia, Storia di Povoletto e del suo territorio, Vol I-II, Udine, 1982
T. Venuti, La Chiesa di S.Martino “In ripa que vocatur Salto”, Parrocchia di Salt, 1995
L. Merluzzi, Salt: la Chiesa più antica e più moderna del Comune di Povoletto, Parrocchia di S.Martino- Salt, 2004